giovedì 9 settembre 2010

Inquietudine lavorativa

Devo riuscire a focalizzare meglio e dare uno sfogo all’inquietudine lavorativa degli ultimi tempi.

Il fatto è che non mi alzo più volentieri la mattina perché so cosa mi aspetta in ufficio.

So che vi state già chiedendo: perché, prima ti alzavi volentieri? Beh si, c’è stato un periodo felice nel quale venivo al lavoro volentieri.

Forse dovrei ringraziare per la parentesi felice e rassegnarmi a questo grigiore, consapevole che la maggior parte dei dipendenti è nelle mie stesse condizioni.

Ma faccio fatica

Mi logora assistere ogni giorno ogni giorno ogni giorno agli stessi sfoghi del mio capo che non riesce a far girare il lavoro come vuole lui e come in effetti le procedure detterebbero, perché un sacco di gente qui dentro non segue le regole e percorre binari paralleli, nascondendosi dietro la frase “me l’ha detto il Super Boss” (leggasi –titolare-). Questo genera obbligatorie rincorse per sistemare ciò che è nato storto e che inevitabilmente creerebbe casini se lasciato andare alla deriva.

Sapere che rivivrò le stesse arrabbiature, le stesse perdite di tempo, le stesse urla e gli stessi sermoni del giorno prima mi deprime un po’.

Il mio saggio collega di scrivania dopo gli sfoghi del capo cita spesso Bugs Bunny, cercando di riportarlo alla ragione: “se la soluzione c’è, perché ti arrabbi? Se la soluzione non c’è, perché ti arrabbi?”. Geniale. Peccato che sia un coniglio a dirlo (Bugs Bunny, non il collega!).
Ho appurato che qui la situazione difficilmente cambierà. Ho denunciato più volte e in diversi modi il progressivo deteriorarsi del clima, perché sono certa che, al di la delle corse e delle rotture di scatole strettamente lavorative, se si sta bene con e tra i colleghi, si supera tutto più facilmente. Ma se, oltre alle scocciature lavorative, sei circondata da gente che gira con la nuvoletta nera sopra la testa, allora la situazione si fa proprio insostenibile.
Bene. E quindi?

E quindi i casi sono due: o continuo e continuo a denunciare la mia fatica e a cercare di rasserenare gli animi –ma non sono Madre Teresa, se non ricevo feedback mollo!- oppure prendo la porta e vado.

Visto che la seconda opzione è assai ardua da applicare, vista la congiuntura economica e la situazione famigliare, mi invento una terza via: stare qui le mie ore contrattuali “in apnea”, certa che la vita vera si altrove e che fuori mi aspetti di meglio. Devo ricominciare a coltivare i miei interessi –il cucito, creare gioielli, leggere- e godere della mia famiglia.

Buon proposito, spero di farcela, attendo in bocca al lupo.

2 commenti:

  1. Grazie per avermi inserito nella tua blogroll!
    Io devo fare un attimo di ordine nella mia!
    Ti seguirò! :D

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  2. Allora prima cosa hai il blog. Quando stai proprio per uccidere qualcuno vieni in questo bel posticino verde e manda a cagare tutti!
    Seconda cosa in bocca al lupo, si sa, i capi non durano troppo!

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