venerdì 23 marzo 2012

Storia di un abbandono: il prologo

Non è facile liberarsi da una dipendenza, soprattutto se si protrae da anni, da quasi 3 anni e questa dipendenza ha generato sicurezza e benessere.
Non è facile soprattutto se i metodi di abbandono sono sbagliati e non convincenti, soprattutto per chi deve aiutare il "tossico".
Quindi vorrei raccontarvi il nostro prologo, ossia i metodi che abbiamo cercato di usare per abbandonare il ciuccio -senza risultato.
Il metodo che con noi ha funzionato, invece, ve l'ho già spiegato. (si perchè, sempre sottovoce, vorrei confermarvi che ce l'abbiamo fatta! all'asilo l'ha addirittura gettato nel cestino dopo aver visto che il topolino era passato anche li, dicendo "non mi piace più". Poi il giorno dopo l'ha richiesto e ha sbuffato quando gli hanno ricordato che l'aveva buttato. Ma è finita li. A casa invece giace inutilizzato su una mensola, dove lui ha chiesto che venisse messo)

Metodo 1. Ovvero decidere dalla sera alla mattina di far sparire l'oggetto del desiderio.
Un giorno, non ricordo più come ci fosse venuta questa fantasiosa idea, forse imbeccati da qualche trovata del Paciuk, gli abbiamo detto che il ciuccio non c'era più, che era ANDATO IN MONTAGNA. 
E' durato qualche giorno, poi abbiamo ceduto, perchè lo chiedeva in continuazione, era incazzato come una iena e simpatico come la sabbia nel letto. Ok, non era il momento nè il modo giusto, ci siamo detti. Archiviamo e riproveremo.

Metodo 2. Ovvero lavaggio del cervello "i bimbi grandi non l'hanno".
Complice la Nonna Super, è iniziato un mitragliamento psicologico basato appunto sull'"essere grandi": i bimbi grandi vanno in bici, vanno alla scuola materna e non hanno il ciuccio. 
E' durato 2 sere, la terza sera me l'ha chiesto, ho risposto la frase di rito "ma è da piccoli, sicuro di volerlo?" e la risposta è stata: "no, io non sono piccolo, però dammi il ciuccio, che poi almeno posso toglierlo e diventare grande" (?!)

Ciò che abbiamo sicuramente sbagliato è farci sentire parlare davanti a lui dei tentativi, intendo dire frasi del tipo "ieri sera non ha chiesto il ciuccio, speriamo" oppure "non l'ha nominato, vediamo come va oggi". Penso che forse gli abbiamo fatto bere un pò della nostra insicurezza sull'argomento. Ma magari sono solo paranoie da mamma che si fa troppe domande e magari il metodo proposto dal dentista ha funzionato solo perchè ora era il momento giusto. Chi lo sa?

E voi? come avete fatto a far mollare il ciuccio? oppure, come stanno andando i vostri tentativi?

martedì 20 marzo 2012

Di tutto un pò

Vorrei fare un post sul tentativo di abbandono del ciuccio che stiamo affrontando.
Però vorrei fare anche un post sulla simpatia sfrenata della Cognata (sorella del Pi).
Ma vorrei anche fare un post sul periodo super caccoso al lavoro.
Ma non ce la faccio a fare tutto! allora faccio un bel post-minestrone, per tenervi aggiornati e fissare un pò le idee.

Partiamo dalle cose importanti: l'abbandono del ciuccio. 
Ieri siamo stati dal dentista per la prima visita di controllo e il Paciuk è stato bravissimo: ha spalancato le sue fauci, si è lasciato contare i denti, ha sorriso e si è fatto fare la foto per l'archivio del dentista. Ha ottenuto un bellissimo spazzolino+dentifricio+bicchierino+apposito astuccio. Wow!
Ovviamente il dentista ci ha detto che DOBBIAMO togliergli il ciuccio, che la lieve malformazione che ha ora può naturalmente rientrare se si toglie ALLA SVELTA, diversamente lascia danni.
Vedendo la mia faccia sgomenta (ci abbiamo già provato due volte, forse con metodi sbagliati, forse con poca convinzione) ha snocciolato La Verità: "tagliate via la punta e gli dite che è stato il topolino, poi dopo qualche giorno un altro pezzettino e via così, fino a quando non riesce più a tenerlo in bocca".
Ora ho un pò paura a dirlo, ma è la seconda sera che si addormenta senza. Ieri l'ha buttato fuori dal letto dopo avermi chiesto cosa fosse successo "un topo?! dobbiamo mettele una tlappola!". Questa sera mi ha detto di riporlo sulla mensola, che non lo voleva e ha aggiunto "non è stato il topo, è stato il Pel!". Va bè, se funziona gli dico anche che è stato Pisapia, basta che lo molli!

Argomento due: niente, uno sfogo rapido tra di noi, me lo concedete? poi ditemi se sono io esagerata eh: la Cognata telefona e parliamo del più e del meno, mi parla dei suoi due figli-amebe (è davvero difficile sentire la loro voce, anche perchè risponde sempre lei alle domande che si pongono loro. E hanno 14 e 10 anni) e io le parlo di Paciuk. Mi dice che l'ha trovato cresciuto domenica scorsa (non lo vedeva da Natale, vorrei ben vedere!) e poi non ricordo in risposta a quale mia affermazione (niente di che, qualche aneddoto quotidiano) spara la sua prima bordata "eh ma perchè il tuo è nevrastenico, i miei sono più tranquilli". Sei simpatica come uno sciame di zanzare. Ma ti pare carino dirmi che ho un figlio nevrastenico?! Soprassediamo e andiamo avanti. "siamo stati dal dentista bla bla, bravissimo bla bla, spazzolino bla bla, togliere il ciuccio glom. Il fatto" le spiego "è che succhia solo di notte, ma con gusto! da di quelle ciucciate!" "eh si, è molto nervoso" MA COSA CAZZO STAI DICENDO?! è da Natale che non ci vedi, ci hai incrociato 10-minuti-10 domenica scorsa a casa dei Nonni Strani (casa nella quale non andavamo da Natale 2010, ma questa è un'altra storia) quando sei venuta per mollare li il tuo secondogenito e ti permetti di sputare sentenze così?! Ora, di sicuro Paciuk non è un agnellino, è un bambino caparbio e deciso, ma sia chiaro che non farei cambio con i tuoi, che non hanno un filo di personalità e sono già vecchi prima di diventare maturi. 
Non so se si è capito, ma sto soffiando e ho tutto il pelo dritto sulla schiena. E per fortuna abita a 30 km da qui, altrimenti la graffierei. Ecco.

Ultimo punto: ma devo proprio? Mi viene il vomito a parlare di lavoro. Ma ormai ho aperto l'argomento e super velocemente lo chiudo.
3 settimane fa. Riunione con super capi+ colleghi+la sottoscritta. Argomento: il Collega Nuovo è ormai autonomo, procediamo con il progetto iniziale, quindi Wonderpit passa il suo pacchetto clienti a lui e inizia finalmente a svolgere le mansioni che è da due anni che le diciamo vorremmo affidarle.
15 giorni fa. Il Collega Nuovo presenta le dimissioni
10 giorni fa. Scopro che non hanno intenzione di cercare un sostituto.
Punto.

martedì 6 marzo 2012

la mia Volpe

E' sempre così. E' una certezza. Quando c'è bisogno lei c'è.
E la cosa bella è che basta un accenno, un cucù qualsiasi e lei capisce che hai bisogno e accorre.
La Volpe è così.
Ed è ogni volta uno stupore rassicurante il ritrovarla li, avere la conferma che anche questa volta ha capito il tuo sussurro di aiuto.
Oggi è bastato un mio sms mediamente insignificante per far si che trovasse il tempo di chiamarmi (e ha pure azzeccato il momento giusto, questo però è culo, nessun potere paranormale) e che in due battute capisse al volo il mio stato d'animo e passasse la telefonata a raccontarmi cavolate per farmi ridere (Sfolli, c'entri anche tu!) per poi concludere con una promessa di appuntamento.
E così si compie di nuovo il prodigio della Mia Volpe:


In quel momento apparve la volpe
"Buongiorno", disse la volpe.
"Buongiorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
(...)
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe "non posso giocare con te, non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire addomesticare?" (...)
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
"Comincio a capire", disse il piccolo principe. (...)
"se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in 
fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…" 
(...)
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicitàQuando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
(...)
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe. 
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".
(...)