giovedì 11 ottobre 2012

A voi è mai capitato?

Sono gli ultimi giorni di bel tempo e giornate semi-lunghe e cerchiamo quindi di sfruttarle fino in fondo. All'uscita dalla scuola materna io e Paciuk siamo andati al parchetto, dove ha giocato un pò con una bimba sconosciuta di poco più grande di lui.
La bimba era la versione femminile di Paciuk: chiaccherina come Ciucchino e molto socievole.
Ovviamente hanno subito legato!
La bimba era li con il padre ed è proprio questo di cui voglio parlarvi: i due marmocchi stavano giocando sul castello-scivolo e ovviamente inventavano giochi e modi nuovi per divertirsi. La mia linea normalmente è di intervento nullo o ridotto all'osso: in sostanza lascio che sperimenti, a meno che metta a rischio la sua o l'altrui incolumità. 
Il padre della bimba non la pensava come me, quindi quando Paciuk si è sdraiato per scendere dallo scivolo lo ha apostrofato "no! non si scende così, ma seduto!".
La figlia, abituata alle paranoie del padre, se ne sbatteva allegramente dei suoi richiami e gli rispondeva "si, ma io sono monella" e faceva quel che aveva in testa.
I due stavano poi per andare sotto lo scivolo e subito il paranoico: "non andate li, c'è sporco" (?!), poi si sono allontanati di 5 metri per giocare con l'erba e ancora "venite qui, andate sullo scivolo".
Io non sono stata capace di intervenire. Non sapevo come fare! Avrei dovuto dire a Paciuk: "questo è paranoico, tu puoi scendere sdraiato dallo scivolo e anche risalire al contrario, se lo fai in sicurezza e senza rompere agli altri bambini!".
Invece me ne sono stata seduta li vicino a guardare fiera il mio omino che -tentava- di sperimentare. Probabilmente ho fatto anche la figura della madre che se ne sbatteva!

Voi che avreste fatto?

Altro quesito: anche voi pensate come me che la frase "bambini piccoli, problemi piccoli, bambini grandi, problemi grandi" sia una cazzata?" no, perchè io ne sono convinta! 
Magari ci dedicherò un post, devo raccogliere un pò le idee, intanto ditemi come la pensate voi!

venerdì 5 ottobre 2012

L'incredibile opportunità che ti danno i figli

E' stata una settimana particolarmente densa quella che si sta completando. Talmente densa che ieri sera alle 21.40 già giacevo nel letto priva di conoscenza.
Mercoledì il Pi è andato alla prima assemblea di classe. La prima dell'anno scolastico e la prima della sua vita in qualità di genitore. Che fino adesso al nido abbiamo scherzato, ma alla scuola dell'infanzia si fa sul serio, con rappresentanti, referenti, coordinatori e compagnia cantante.
Avevamo concordato la linea da tenere: "quest'anno partecipiamo da osservatori, capiamo come gira, non ci facciamo incastrare".
In effetti il Pi non si è fatto eleggere rappresentante di classe.
Ma si è candidato come referente di tutti i rappresentanti di classe. Praticamente è il tramite tra i rappresentanti di classe e il consiglio d'istituto nonché degli organi superiori.
Ah ma quest'anno non ci facciamo fregare eh. No no.
Il suo ruolo era vacante –chissà come mai- da diversi anni, perché non si trovavano genitori disponibili.
Una volta data la disponibilità ha anche scoperto che l'incarico dura due anni.
No ma noi siamo quelli che non si fanno fregare. Furbi come delle faine!
La butto un po’ sul ridere ma in verità questa candidatura del Pi risponde esattamente a quello che lui, un po’ nebulosamente (ma neanche troppo, che io avevo capito cosa intendesse! , aveva espresso come "bisogno di comunità", inteso come "fare comunità".
Ed è proprio questo che ho potentemente realizzato questa settimana: quanto un figlio ti metta in relazione col tuo prossimo, se solo hai voglia di farlo.
"Essere obbligati" a frequentare parchetti, festicciole di compleanno e poi riunioni e assemblee, automaticamente ti fa entrare in relazione e ti mette in comunicazione con il tuo prossimo. Avendo scelto di far frequentare a Paciuk le scuole pubbliche del nostro quartiere, questo si traduce nella creazione di un tessuto di relazioni che potenzialmente potrebbe protrarsi per anni e infittirsi e arricchirsi. Sembra banale, ma stiamo incontrando persone che hanno sempre abitato a poche centinaia di metri da casa nostra e non abbiamo mai incontrato prima! Passeggiare per il quartiere significa, ora, incontrare sempre più facce note e –spesso- fermarsi anche a fare due chiacchere.
Oltretutto non vivendo in una metropoli scavando un poco più a fondo si scoprono intrecci inaspettati: la mamma di un compagno di Paciuk, per esempio, è stata compagna di classe della sorella del testimone del Pi. Carramba che sorpresa! E qui parte il Tuca-tuca.
Siamo carichi, abbiamo voglia di spenderci e impegnarci e siamo proprio curiosi di vedere cosa salterà fuori.

Buon anno scolastico a tutti!