Come ogni bambino che si rispetti, anche il Paciuk si dedica ad amene attività quali lo sfracellamento testicolare/ovulare genitoriale.
Questo accade soprattutto verso sera, quando è stanco e devo dire che sta accusando il passaggio all’ora legale più di quanto mi immaginassi.
Ieri sera, per esempio, mentre cenavamo alla solita ora da ricovero (19.15, per intenderci) ha piazzato un capriccio folle perché pretendeva di essere imboccato da me, poi non voleva più nemmeno essere imboccato, però aveva fame, però non voleva mangiare da solo né farsi aiutare. Insomma era in loop.
Ultimamente di fronte a questi cortocircuiti che talvolta accadono abbiamo iniziato ad utilizzare la tecnica del “castigo”.
Devo dire che l’inizio di tale pratica, qualche settimana fa, è stato parecchio comico, con il Pi che gli dice “guarda che se non la smetti ti mando in castigo” e lui che, non conoscendo il significato della parola, alza le braccia in segno di vittoria e grida entusiasta “siiiii!”.
Le braccia dei genitori, cadute, non sono più pervenute.
Poi ci siamo affinati, ora il “castigo” si svolge così:
Il Paciuk va in cortocircuito
Cerchiamo di calmarlo/farlo ragionare/cambiare discorso/distrarlo ma si sa, un cortocircuito è un cortocircuito, bisogna staccare la presa!
Lo lasciamo piangere un po’ (talvolta si scoccia e smette da solo)
Poi affermiamo “ci stai infastidendo, se vuoi fare i capricci vai in camera tua e torna quando hai finito”
A questo punto lo stupore mio e del Pi si rinnova ogni volta (è successo 2 volte, non pensiate che ricorriamo a questi metodi ogni giorno…): il Paciuk si alza, scende dalla sedia, si avvia verso la cameretta, il tutto SENZA PIANGERE, poi si accomoda sulla poltrona in cameretta e ricomincia a frignare.
Ecco, per fortuna che io e il Pi siamo soli a questo punto, perché trattenere le risate sarebbe impresa ardua.
L’altro giorno addirittura è tornato indietro per chiedere di accendere la luce in camera (non arriva ancora all’interruttore), ripeto, senza piangere, poi è andato in camera e ha riattaccato la solfa.
Ieri sera la recitazione si è svolta analogamente, dopo pochi minuti che si trovava in camera e ho sentito che non frignava più, sono andata la e gli ho detto “ti sei calmato?” “si” “facciamo pace?” e a questo punto viene il momento migliore, ciò per cui vale la pena castigarlo (?), se non fosse controproducente abusare di questa pratica: mi abbraccia forte e mi bacia, dopo di che mano nella mano torniamo a tavola e lui finisce di mangiare tranquillo, come se niente fosse stato.
Un conoscente mentecatto della Nonna Strana, quando questa gli ha raccontato divertita l’episodio di giubilo alla prima notizia del castigo ha detto “io l’avrei preso a ceffoni, che non si prendono in giro i genitori”. Per la cronaca il figlio diciottenne è ormai da tempo in cura da una psicologa per attacchi di panico e altri simpatici problemi relazionali. La Nonna Strana, che se vivesse con in nativi americani si chiamerebbe Lingua-di-Fuoco gli ha risposto: “visti i risultati hai sprecato energie”.
Non so quanto durerà questo metodo di “stacco-di-spina” con il Paciuk, probabilmente tra un po’ non farà più effetto e per uscire dal cortocircuito dovremo inventarci altro, ma per ora è quasi uno spasso! (si fa per dire eh, che se non andasse in corto sarebbe meglio!)